di Francesca Capoccia

Lo scorso 3 e 4 ottobre, in più di 1000 comuni italiani si sono svolte le elezioni amministrative, con particolare attenzione a città come Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna.
A parte i risultati politici, ciò che conta è focalizzarsi sull’affluenza di voto, in particolare quella giovanile, sulla partecipazione e sull’interesse delle cittadine e dei cittadini.

Secondo i dati del Ministero dell’Interno, il risultato generale definitivo registra una partecipazione pari al 54,69% in tutta Italia: un record storico negativo di partecipazione al voto, con un elettore su due che ha deciso di astenersi. Guardando i numeri delle singole città, l’affluenza alle urne è la seguente:
•    Roma: 48,83% (40,68% al ballottaggio)
•    Milano: 47,72%
•    Napoli: 47,17%
•    Torino: 48.08% (42,14% al ballottaggio)
•    Bologna: 51,18%

Le cause sono sicuramente molteplici. Secondo uno studio di SWG, società che analizza dinamiche del mercato, della politica e della società, le sei motivazioni principali di astensione sono:
•    impegni personali: 27%
•    inutilità del voto: 22%
•    disinteresse verso la politica: 19%
•    candidati non adatti: 15%
•    non c’erano proposte politiche su temi di interesse: 11%
•    protesta: 9%

A mio parere, è fondamentale riflettere e porsi domande sui vari motivi che hanno spinto le persone a non andare a votare, a non interessarsi di chi amministrerà la propria città per i prossimi cinque anni, a non interessarsi dunque del proprio futuro. La causa, come possiamo vedere, non è univoca, ma ciò che resta è una politica distante dalla vita quotidiana, una politica che non riesce a raggiungere, coinvolgere e rappresentare i propri cittadini, una politica che lascia un vuoto di rappresentanza.

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