Con l'approvazione in Senato il 4 novembre scorso dell'Atricolo 15 del DL 135/09 – Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee (09G0145), si è cominciato un iter che sotrarrà di fatto ai cittadini l'acqua potabile del rubinetto, uno dei beni fondamentali più preziosi, e lo consegnerà a partire dal 2011 nelle mani di soggetti privati, dei grandi gruppi industriali, delle multinazionali che ne faranno il loro nuovo business.
Questa è in sintesi la denuncia del Forum Italiano per l'Acqua che è sceso in piazza oggi (12 novembre 2009) per fermare questo iter legislativo, infatti dopo l'approvazione al senato il decreto è approdato alla Camera dei Deputati il 9 novembre e verrà discussa in aula il 16.
Questo articolo di legge prevede la "definitiva" privatizzazione dell'acqua potabile in Italia, in quanto il processo di consegna al mercato privato dell'acqua e iniziato da diversi anni e già ci sono parecchie aziende – private miste – che gestiscono questo bene primario. Gli effetti diretti sui cittadini di una tale norma, che si possono prospettare, sono già in essere, primo tra tutti l'aumento delle tariffe.
Dati di associazioni dei consumatori – come Cittadinanzattiva o Altroconsumo – parlano di incrementi anche del 61% negli ultini 10 anni a fronte di una inflazione che si attesta al 20%; un altro aspetto fondamentale riguarda la diminuzione degli investimenti nel settore della manutenzione e ristrutturazione degli acquedotti: si parte dai 2 miliardi di euro all'anno nel decennio precedente l'anno in cui è iniziata la privatizzazione (1994) per arrivare ai 700 milioni di euro all'anno del decennio successivo.
Senza dover citare casi emblematici in altre nazioni del mondo, in cui la privatizzione totale ha portato ad un aumento vertiginoso delle tariffe ed ad un altrettanto crollo della qualità del servizio e delle infrastrutture, senza ricordare che in quelle stesse nazioni ci furono delle vere e proprie sollevazioni popolari e che si sia ritornati poi all'acqua pubblica, basta solo un po' di buon senso per capire che una risorsa primaria, un bene fondamentale, come l'acqua non possa essere affidato solamente all'idea di fare business, solo alle fluttuazioni del mercato, ma deve essere garantito dalla cosa pubblica, dalle stesse rappresentanze politiche dei cittadini, senza una parte fondamentale di noi – siamo fatti per il 70% di acqua – sarà affidata agli indici di borsa.
Pensiamoci.