Bologna
Federico Licastro
programma di mandato
Salve, sono Federico Licastro, professore universitario ora in pensione e medico immunologo. Ho deciso di candidarmi come rappresentante della assemblea territoriale di Bologna. In occasione della prossima riunione della Assemblea di Bologna programmata per il 27 gennaio 2021 vi sottopongo un documento programmatico inizialmente elaborato con Andrea Virgili e Tommaso Calia e poi rivista e condivisa con altri associati di Bologna. Il documento ha l’obbiettivo di far ripartire l’associazione e soprattutto l’assemblea territoriale di Bologna in base al nuovo statuto di Cittadinanza Attiva e ad una visione dell’associazione basata sul lavoro dei volontari.
Lo stato di fatto: Il nuovo statuto ci consegna un’organizzazione dell’associazione basata sulle regioni. In particolare, è prevista una Assemblea degli Associati a livello regionale e una governance regionale che si esprime con diverse articolazioni ed organi. Troviamo un Organo di Amministrazione (5-11 membri) i cui membri sono eletti dall’assemblea degli associati che elegge anche il Segretario regionale legale rappresentante e un suo vice. Sono previsti un Presidente dell’assemblea regionale e quando è il caso anche un organo di controllo e i revisori dei conti. Solo il segretario regionale ha rappresentanza giuridica e legale e anche il compito di coordinamento delle attività a livello regionale. Le Assemblee Territoriali sono l’entità di partecipazione periferica tramite cui gli associati nelle varie provincie partecipano e sono coordinate da un Coordinatore. Le assemblee danno vita e corpo alle iniziative dell’associazione a livello dei territori, ma queste assemblee territoriali non hanno valenza giuridica né autonomia economica.
La prospettiva: Quindi, ci troviamo con una nuova organizzazione giuridicamente basata sul livello regionale, ma che ha conservato ancora articolazioni territoriali periferiche a cui è affidato il compito di rendere concreto il compito di volontariato degli associati. Risulta evidente come alla luce delle modifiche statutarie, nazionali e regionali, l’entrata a regime del codice del terzo settore e i cambiamenti sociali, economici e comportamentali che inevitabilmente la pandemia si porterà dietro si dovranno interpretare in modo nuovo le modalità operative dell’associazione a tutti i livelli. In particolare, si dovrà ripensare e articolare la struttura regionale su diversi livelli: – Quali reti attivare per le iniziative politiche e quale ruolo ad esse assegnare. – Quali sportelli di servizio potenziare per attuare la missione della tutela dei diritti e di osservazione locale e nazionale in ambito della salute e consumeristico. – Impostare e dare vita a nuove forme di partecipazione e comunicazione per attivare le coscienze civiche e – fornire ai cittadini strumenti per tutelare i diritti e dialogare con maggiore consapevolezza con le istituzioni. – sviluppare attività ed iniziative per promuovere e valorizzare i progetti e le buone pratiche sociali di cittadinanza attiva. – sviluppare alleanze, con enti locali, imprese, associazioni di promozione sociale e altre organizzazioni di volontariato, con l’obbiettivo di giungere a una co-progettazione su determinate aree tematiche tese a valorizzare la cittadinanza attiva. Tuttavia, questi livelli organizzativi riguardano sia in parte il livello territoriale che l’ambito regionale e sarà il dibattito congressuale ad individuare obiettivi e percorsi. Inoltre, è auspicabile un’integrazione fra il livello del territorio e quello regionale evitando sovrapposizioni e doppioni. Ad esempio, si può integrare il lavoro dei territori con la creazione di reti che rendano possibile il veloce scambio di informazioni e condivisione di progetti e la condivisione di alleanze con altre organizzazioni di volontariato e altre istituzioni impegnate nel sociale. In questa fase precongressuale, mi preme sottolineare che in ciascuna regione si pone il problema di come articolare nel concreto le attività a livello delle realtà cittadine, provinciali e territoriali in genere e come queste attività di volontariato saranno gestite e portate avanti in periferia. Questo è un problema squisitamente politico e il modo come sarà risolto a livello della regione determinerà in larga parte il destino futuro dell’associazione in Emilia-Romagna.
La proposta per la regione Emilia-Romagna che riguarda in specifico l’Assemblea territoriale di Bologna è che questa assemblea si impegni in attività concrete che promuovano il ruolo attivo dei cittadini e che rispondano alle esigenze e alle istanze sociali e sanitarie della città metropolitana di Bologna. L’assemblea di Bologna potrebbe occuparsi di articolare le proprie attività sociali in tutti gli ambiti socioeconomico-sanitario in cui riesce a esprimere le capacità e i talenti dei propri aderenti. Quindi, si potrebbe occupare di mobilità sostenibile, ambiente, sanità, scuola, consumatori, buone pratiche sociali di cittadinanza attiva, etc. se riesce a impiegare capacità e persone volontarie che si applichino ai singoli ambiti del sociale prima citati. Tuttavia, vista l’esiguità attuale del numero di volontari effettivamente impegnati, il territorio di Bologna potrebbe coprire la dimensione della città metropolitana nei settori che l’assemblea territoriale deciderà di attivare dopo aver deciso su quali campi prioritari impegnarsi. Priorità che terranno necessariamente in conto delle forze da poter metter in campo e delle relazioni e reti sociali già attive.
Abbiamo individuato alcune proposte di priorità di intervento rilevanti per l’ambito metropolitano e per il suo sviluppo futuro anche alla luce del primo anno pandemico. 1) Salute e medicina territoriale; 2) Scuola/università e organizzazioni sociali che operano per l’istruzione; 3) Mobilità e ambiente; 4) Buone pratiche sociali con il potenziamento di sportelli di ascolto e servizio per le fasce di cittadinanza più fragili. Queste tematiche proposte saranno sottoposte all’approvazione dell’assemblea territoriale di Bologna e portate come contributo all’assemblea regionale del prossimo marzo. Fra le priorità organizzative è emersa l’urgente esigenza di aumentare il numero di volontari che potranno prestare attività presso l’assemblea territoriale di Bologna. Il numero attuale preclude un impegno significativo che dia visibilità e autorevolezza all’associazione nei campi prioritari di impegno su riportati. Riteniamo inoltre importante avviare una serie di incontri con gli attuali iscritti a Bologna per scambiarci idee, confrontarci sulle proposte di attività per i prossimi anni, raccogliere adesioni e aumentare il numero di volontari attivi. Il coordinatore dell’assemblea territoriale di Bologna avrebbe una funzione di impulso positivo e di coordinamento fra le attività che i diversi volontari si accollano e di interazione con il segretario regionale, l’organo di amministrazione e attraverso reti appositamente create con le altre assemblee territoriali della regione. Inoltre, bisogna trovare un modo per rendere utilizzabile l’elenco degli associati e i loro indirizzi email per facilitare l’invio di documenti e informazioni e anche la richiesta di pareri, suggerimenti su progetti specifici attraverso la creazione di questionari ad hoc con l’obbiettivo di aumentare la partecipazione attiva. Nodi da sciogliere: E’ a tutti noto che per svolgere attività concreta in qualunque associazione occorrano anche risorse economiche, quindi il dialogo fra Assemblee Territoriali, Segreteria Regionale e l’Organo di Amministrazione dovrà necessariamente comprendere anche aspetti economici per ottenere finanziamenti attraverso donazioni, progetti, bandi etc. che però possono essere presentati e incassati a livello regionale, poichè il rappresentante legale è il segretario regionale. Quindi, bisogna trovare formule appropriate che coinvolgano le assemblee territoriali fin dalla progettazione di progetti e partecipazioni a bandi per favorirne la crescita organizzativa e culturale, oltre alla sostenibilità economica dell’impegno. E’ perciò opportuno supportare economicamente i livelli di impegno dei territori e delle assemblee territoriali in uno scambio anche di risorse economiche. Auspico che si favorisca la capacità delle singole Assemblee Territoriali di individuare autonomamente fonti di finanziamento che però dovranno essere centralizzate a livello regionale che è il solo livello dell’associazione ad avere la rappresentanza giuridica. In questa ottica di rinnovamento si pone anche il problema di una sede autonoma per l’assemblea territoriale bolognese problema che mi propongo di affrontare nel corso del primo anno di attività in un’ottica di progressività. Ci vorrà del tempo e molto dipenderà dai rapporti che l’assemblea e i suoi volontari sapranno tessere sul territorio della città metropolitana. Comunque, è opinione condivisa che fino al raggiungimento di questo obbiettivo si continuerà ad usare la sede del Regionale. Infine, vorrei aggiungere un punto su cui richiamare ad un confronto gli associati dell’Assemblea di Bologna. Visto le scarse forze operative di cui disponiamo al momento sarebbe auspicabile impegnarci nei campi in cui siamo capaci, per determinare un avvio di cambiamento o un miglioramento di un servizio sentito dai cittadini e impegnare le istituzioni Comunali e Metropolitane in processi che portino a risultati concreti. Ciò non vuol dire sorvolare su problematiche sociali o politiche di ampio respiro, ma cercare di viverle nella quotidianità dell’impegno volontario. Col crescere delle forze e dei volontari riusciremo progressivamente a far crescere il nostro impegno su temi generali. Conclusioni: Per poter far funzionare l’Associazione è quindi necessaria 1) una visione chiara di come la si vuole a livello della Regione 2) attivare e coltivare fra il segretario regionale, organo amministrativo e i vari responsabili delle assemblee territoriali rapporti di fiducia e collaborazione che prevedano condivisione delle politiche di intervento sociale, ma anche ripartizione e condivisione di risorse umane ed economiche. Vorrei richiedere al Nazionale un impegno straordinario per la formazione dei volontari e di impegnare alcuni volontari a Bologna che curino l’accoglienza dei nuovi associati fornendo le informazioni sull’associazione e indirizzandoli nei settori a loro più congeniali. Il rinnovamento dell’associazione nella nostra regione a mio avviso dovrebbe investire molto sui territori per poter sfruttare al meglio il potenziale umano e culturale presente nei volontari e offrire ausili, opportunità di partecipazione e supporto ai cittadini della nostra regione in modo diffuso e omogeneo sul territorio dell’ER. L’articolazione dell’organizzazione a livello superiore, cioè regionale, è compito soprattutto del segretario regionale eletto che insieme all’organo di amministrazione darà vita alle iniziative che riterrà appropriate e possibili nella regione. Tuttavia, se si vuole ottenere una crescita complessiva dell’associazione anche il livello regionale dovrà in modo prioritario seguire e coordinare le attività svolte nei territori con una visione politica e obbiettivi che tendano a far crescere l’associazione in tutta la regione. Questa proposta persegue l’idea che con la rivitalizzazione dei territori anche la struttura regionale dell’associazione acquisirà maggiore prestigio e autorevolezza nel confronto con le diverse istituzioni sociali, politiche, economiche e culturali della nostra regione. Infine, credo che, per dare spazio ai territori e alle iniziative già in atto a livello della regione, l’organo di amministrazione debba essere composto da alcuni responsabili di assemblea territoriale e alcuni responsabili di progetto e esperienze di servizio già operativi. Anche l’attivazione della figura di Presidente dell’Assemblea Regionale prevista nel nuovo statuto è a nostro avviso necessaria, poichè potrebbe essere di aiuto per raggiungere equilibri più avanzati nella gestione e rappresentanza dell’associazione. Spero che alcune delle proposte qui esposte raccolgano il consenso e il supporto degli associati in seno al prossimo congresso regionale, in questa ottica, il presente documento si pone l’obbiettivo di promuovere un dibattito effettivo e approfondito sul destino dell’associazione e il suo modo di lavorare nella società.