di Walther Orsi
Dopo oltre due anni che conviviamo con questa difficile pandemia, penso possa essere utile fare alcune valutazioni su come la situazione di emergenza ci ha cambiati.
Nei primi tempi si diceva che “tutto andrà bene”, ipotizzando che saremmo tornati presto a vivere come prima, o addirittura che questa pandemia ci avrebbe stimolati per un cambiamento positivo.
A questo proposito nella newsletter n.12 del 20/3/2020 – “Incertezze dell’emergenza ‘Coronavirus’ e nuovi scenari di cittadinanza attiva” si diceva che “questa emergenza, con le sue incertezze, fa comprendere meglio il senso di determinati limiti della società in cui viviamo, ma anche il senso di nuovi scenari possibili che finora abbiamo ignorato, o sottovalutato”.
Circa un anno fa, nella newsletter n.27 del 20/11/2020 – “L’emergenza: uno stimolo per generare nuove reti relazionali” si era inoltre sottolineata la necessità di “un profondo cambiamento culturale ed un risveglio etico dei cittadini e delle organizzazioni” e di “sviluppare nuovi stili di vita, nuovi atteggiamenti e comportamenti orientati dai valori della solidarietà, dell’inclusione sociale, della tutela del bene comune”.
Oggi, se cerchiamo di interpretare l’attuale situazione, penso emerga una realtà molto più complessa, caratterizzata da luci ed ombre.
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