A cura di Marilena Vimercati
(Il titolo si ispira al libro di Mario Lodi del 1963 “C’è speranza se questo accade al Vho” in cui il tema è la scuola, un nuovo modo di fare scuola, permeata dai valori della democrazia e della Costituzione)
La carta di identità di Ottiglio
Ottiglio è un minuscolo paese adagiato sulle dolci colline del Monferrato Alessandrino: un unico negozio di alimentari, un paio di bar, ma anche un ufficio postale, una caserma dei carabinieri che occupa i locali al secondo piano dell’edificio comunale, una chiesa molto grande che dall’alto domina tutto il paese ed è visibile da molto lontano sia di giorno che di sera, un’altra chiesa più piccola nascosta in una via centrale, un corpo della protezione Civile, una Proloco, una serie di Infernot, quasi un paese nascosto nelle viscere del paese stesso.
Ottiglio attualmente vive una situazione di spopolamento ma i suoi abitanti, che comprendono anche chi si è trasferito qui da grandi città come Milano, si sono impegnati a dare nuova vita al paese all’insegna della qualità.
Ottiglio attenta alla comunicazione
In questo, periodo particolarmente curata è stata fin da subito la comunicazione tra cittadini e amministrazione comunale che si è avvalsa dell’utilizzo delle nuove tecnologie, in particolare di chat attraverso i cellulari per raggiungere tutti, anche coloro che solitamente non utilizzano le e-mail.
Così attraverso questa modalità comunicativa cittadini e amministrazione comunale hanno continuato a collaborare anche in situazione di isolamento imposto dall’emergenza coronavirus.
Il sindaco puntualmente invia i testi dei DPCM che sono stati emanati, i vari modelli di autocertificazione, le comunicazioni della Protezione civile locale e nazionale, le ordinanze dell’Amministrazione comunale, ma anche diversi quotidiani da scaricare giornalmente e riviste sia di cultura che di cucina e hobby vari, visto che non esiste un’edicola nel paese.
La chat permette di far conoscere in tempo reale quanto sta accadendo nel paese: un gruppo di donne che si sono messe a cucire mascherine da distribuire, i bambini della comunità Cemea che hanno posizionato all’ingresso del Municipio uno scatolone con il messaggio: “Chi non può prenda, chi può metta” per far incontrare domanda e offerta di generi alimentari in una logica di discrezione e rispetto sia nei confronti di chi depone un surplus della propria spesa, sia di chi per necessità ne usufruisce.
Le iniziative di solidarietà che in questo periodo anche qui si sono moltiplicate hanno radici più profonde perché scaturiscono da un processo avviato prima che il coronavirus sconvolgesse le nostre vite.
Ottiglio e il laboratorio di buone pratiche sociali
Tutto è iniziato nell’ottobre 2019 con la nascita del laboratorio di buone pratiche sociali avviato da Angelo Patrizio, architetto milanese, ma di origini napoletane, che ha casa a Ottiglio e che vi ha investito sia le sue competenze nel campo specifico, sia la sua passione civile trasmessa con una modalità comunicativa trascinante, quasi da istrione.
Fin dall’inizio il laboratorio è stato sostenuto dalla nuova amministrazione comunale guidata dal sindaco Massimo Pasciuta, capace di coniugare l’impegno lavorativo come veterinario e quello legato al ruolo di primo cittadino fortemente motivato a valorizzare le risorse presenti sul territorio: ambientali, culturali, umane.
La chiarezza sulla distinzione dei ruoli tra i cittadini partecipanti al laboratorio, il cui numero si è progressivamente ampliato, e l’amministrazione comunale ha fatto sì che, superando alcune incertezze iniziali, siano stati compiuti in soli tre mesi molti passi in avanti nel progetto di costruzione di una nuova Ottiglio.
I gruppi in cui il laboratorio si è articolato sono la prova della visione che governa il laboratorio stesso: infatti accanto al tema dell’ambiente, dell’urbanistica, dell’economia troviamo i temi della cultura e della coesione sociale.
Questo è perfettamente in linea con quanto definito dall’Agenda 2030 approvata dall’Onu nel 2015 con la definizione di 17 obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere a livello globale entro il 2030 e sostenuta a livello nazionale da ASVIS-Allenanza italiana per lo sviluppo sostenibile.
Ripercorrendo le comunicazioni della chat, di cui faccio parte anch’io, colpiscono i messaggi di ringraziamento che in più occasioni il sindaco rivolge ai cittadini per il supporto che molti forniscono alla Protezione civile locale, ma anche dei cittadini che riconoscono la qualità e la tempestività degli interventi messi in campo creando così in una sorta di circuito virtuoso che funge da sprono per tutti a fare sempre di più per il bene della collettività.
Ottiglio proiettata nel “dopo”
Il lavoro di tre mesi di incontri e discussioni nel laboratorio ha cominciato a dare i primi frutti paradossalmente proprio in questo periodo di coronavirus: è scattata un’ulteriore specie di contagio che ha fatto nascere idee progettuali per il “dopo” emergenza, accompagnate anche dall’individuazione di soluzioni pratiche attuative.
Una delle prime idee progettuali riguarda la messa in funzione di un antico forno pubblico dove chiunque possa fare il pane magari con recupero di grano locale; anche altri hanno messo a disposizione i loro forni all’aperto che sono veramente pezzi da museo. La cosa bella è che già qualcuno si è offerto come esperto di panificazione per insegnare sottolineando l’aspetto sociale della panificazione e molti si sono già proposti come allievi panificatori.
Da qui a organizzare in un secondo momento corsi da aprire anche a persone provenienti dai paesi vicini il passo è breve; come pure offrire occasioni laboratoriali di panificazione agli ospiti del futuro B&B che aprirà in paese una volta finita l’emergenza; la pubblicizzazione di queste prime esperienze farà il resto.
Il periodo di isolamento serve a perfezionare il progetto: c’è chi fa ricerche sui grani antichi, chi sperimenta ricette riscoperte, chi programma gli interventi di ristrutturazione della struttura, chi pianifica il dettaglio dei corsi, chi esplora l’ipotesi di attivare una cooperativa per la commercializzazione dei prodotti anche a domicilio in un raggio di km più ampio rispetto a Ottiglio allargando la gamma a prodotti bio quali verdure e frutta.
Sempre in una logica di condivisione perché quel che tutti hanno ormai capito è che il gruppo potenzia la creatività dei singoli e consente di ottenere risultati altrimenti impegnativi per i singoli.
E non solo pane
E non sono solo il pane e i prodotti agricoli l’oggetto di idee progettuali.
C’è chi, a partire da filmati realizzati con i propri mezzi ma di buona qualità, lancia l’idea di un festival del cinema amatoriale rurale/ambientale.
Grazie a una bellissima foto scattata qualche sera fa alla luna dal vigile/messo/cantoniere/autista del Comune con un obiettivo 300 f 2.B l’astrofilo fondatore del gruppo Cielo del Monferrato ha dato la sua disponibilità a organizzare serate di osservazione del cielo. Anche queste da rendere accessibili a chi proviene da fuori.
Un’altra persona ancora si è offerta per corsi di primo restauro e legatura artigianale di libri raccogliendo subito diverse adesioni; qualcun altro ha subito individuato la biblioteca come sede della nuova attività.
Insomma è tutto un rincorrersi per aggiungere un tassello dopo l’altro e far prendere forma ai progetti e garantirne la fattibilità.
Ottiglio nella “ciambella”
Si tratta in tutti i casi di progetti che possono avere un importante risvolto economico e rappresentare per Ottiglio una vera e propria rinascita: il motore di tutto sta nel desiderio delle persone di mettersi in gioco con le proprie competenze e dare un piccolo contributo a realizzare un modello di sviluppo sostenibile, rispettoso dell’ambiente e nel contempo attento alla dimensione sociale.
Progetti questi che collocano Ottiglio nello spazio sicuro della “Ciambella”, immagine proposta da Kate Raworth, una ricercatrice inglese nel suo libro “L’economia della ciambella” che spiega in modo chiaro e scientifico le basi per lo sviluppo sostenibile.
La metafora della ciambella è utilizzata per definire lo spazio d’azione in sicurezza – SOS, Safe Operating Space- racchiuso tra due confini: quello esterno è il confine ambientale già da anni superato a livello globale e i cui esiti sono sotto gli occhi di tutti (cambiamenti climatici, acidificazione degli oceani, perdita della biodiversità); quello interno è il confine sociale dei diritti fondamentali da garantire a tutti (nutrizione, istruzione, salute). E’ tra questi due confini che si estende un’area che assume la forma di una ciambella in cui lo sviluppo sostenibile è possibile.
Il confine esterno all’uso delle risorse è una sorta di “tetto”, oltre cui il degrado ambientale diventa inaccettabile e pericoloso per l’intera umanità, quello interno, un livello sociale di base è, una sorta di “pavimento” sotto il quale la deprivazione umana diventa inaccettabile e insostenibile.
Obiettivo cardine dell’economia del 21 secolo allora è mantenere la crescita all’interno di uno spazio sicuro, cioè essere all’interno della ciambella; la sua forma richiama anche l’economia circolare il cui principio base è che non ci debbano essere rifiuti. Si tratta di una grande sfida per mondo produttivo: non solo massimo profitto ma consapevolezza di essere parte di un mondo vivente.
Io faccio la mia parte
L’auspicio è che questo “contagio della creatività”, non fatta solo di belle parole, esca dai confini di Ottiglio e, crescendo in modo esponenziale, riesca a “contagiare” altre realtà similari.
Come recita una favola africana, recentemente ripresa da una pubblicità televisiva, un colibrì invece di scappare come tutti gli altri animali dall’incendio che sta devastando la foresta, fa la spola tra un corso d’acqua e le fiamme che divampano in modo consistente portando le poche gocce che il suo becco può contenere per spegnere l’incendio e al leone che lo deride: “cosa pensi di ottenere così?” lui risponde “Io faccio la mia parte”.
Per approfondimenti:
Video in inglese della durata di circa 15 minuti in cui Kate Ranworth spiega l’economia della ciambella:https://www.youtube.com/watch?v=PCAx3TG8LkI
Video della durata di circa 4 minuti con un intervento di Kate Ranworth durante il primo Forum italiano sull’economia circolare: https://www.cobat.tv/video/raworth+e+l%27economia+della+ciambella/474
In occasione del G7 ambiente, la Città Metropolitana di Bologna ed Edizioni Ambiente, in collaborazione con Comune, Regione Emilia Romagna e SprecoZero.net, hanno promosso un confronto su ecologia, materie e territori al quale è intervenuto anche Cobat. Tra i relatori Kate Raworth, secondo The Guardian tra i primi dieci economisti più influenti al mondo, la quale ha illustrato la sua teoria che ben si sposa con il paradigma dell’Economia Circolare.
Introduzione al libro di John R. McNeill e Peter Engelke che argomernta l’Antropocene, la nuova era in cui l’umanità si trova oggi: https://www.lescienze.it/news/2019/10/01/news/la_grande_accelerazione-4556937/