Presentati i risultati dell’annuale dossier sul servizio idrico integrato realizzato dal nostro Osservatorio Prezzi & Tariffe, che dal 2004 produce analisi sui servizi pubblici: rifiuti, acqua, asili, trasporto locale, ecc.
L’analisi del dossier 2008 presentato in commissione da Franco Malagrinò di Cittadinanzattiva dell’Emilia Romagna e membro dalla direzione nazionale, si focalizza sul servizio idrico integrato per uso domestico ed è stato realizzato in tutti i capoluoghi di provincia italiani, relativamente al 2008. Come sempre, i dati sono riferiti ad una famiglia tipo di tre persone con un prestabilito consumo annuo di metri cubi di acqua.
Innanzitutto, il lavoro presenta una completa analisi sui costi: le città più/meno care, dove si registrano i maggiori incrementi, ecc.
Oltre a ciò, abbiamo posto la nostra attenzione su una serie di ulteriori elementi, in primis il tema delle deroghe, alla luce del fatto che rappresentano la classica situazione transitoria che rischia di perpetuarsi nel tempo nell’indifferenza generale. Si sta facendo qualcosa al riguardo? Noi poniamo all’attenzione generale un dato di fatto, ovvero che negli anni è aumentato sia il numero di regioni in deroga che quello dei parametri “fuori legge”. L’impressione è che di questi aspetti non si voglia più di tanto informare i cittadini.
Ulteriori dati che si trovano nel dossier riguardano una analisi delle carte dei servizi & tutela dei consumatori, investimenti e dispersione idrica.
- La gestione del servizio è ancora eccessivamente frammentata;
- Le reti continuano a versare in uno stato di usura tale da provocare la perdita media del 34% dell’acqua immessa nelle tubature;
- il 30% della popolazione italiana è sottoposto ad approvvigionamento discontinuo ed insufficiente;
- Gli investimenti sono insufficienti (su circa 6 miliardi di euro previsti al 2008 solo il 56% è stato realizzato) e non giustificano il costante aumento delle tariffe (+47% dal 2000 ad oggi).
È, evidente che l’inefficienza del servizio idrico costituisce un dato di fatto in ampie zone del nostro Paese. La gestione del servizio presenta ancora un’eccessiva frammentarietà; le reti continuano a versare in uno stato di usura tale da provocare la perdita media del 34% dell’acqua immessa nelle tubature ed il 30% della popolazione italiana è sottoposto ad un approvvigionamento discontinuo ed insufficiente. Gli investimenti sono insufficienti (su circa 6 miliardi di euro previsti al 2008 solo il 56% è stato realizzato) e non giustificano il costante aumento delle tariffe (+47% dal 2000 ad oggi).
Estrapolando dal dossier alcuni dati che riguardano i dati la nostra regione:
In Emilia Romagna nel 2008 una famiglia sostiene una spesa media annua di 304€ per il servizio idrico integrato, a fronte di una spesa media nazionale pari a 253€. Solo in tre regioni costa di più: Toscana (330€), Puglia (311€) e Umbria (308€).
In regione, il capoluogo dove l’acqua per uso domestico costa di meno è Piacenza (237€ annui), ben 113€ in meno rispetto a Ferrara che con una spesa di 350€ non è solo il capoluogo emiliano dove il servizio idrico integrato costa di più, ma anche una delle 10 città italiane dove tale servizio è più caro.
In media, dal 2007 al 2008 l’incremento tariffario registrato in Emilia Romagna è stato dell’8,2%, inferiore solo alla Basilicata (+16%) e alla Campania (+10,5%), a fronte di un incremento medio nazionale del 5,4%. A pesare, in particolare, gli elevati incrementi registrati a Ravenna (+10%) e soprattutto Parma (+21,4%), al terzo posto delle città che hanno fatto registrare il più significativo incremento dopo Salerno (34,3%) e Benevento (31,9%).
L’indagine svolta dall’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva è stata realizzata in tutti i capoluoghi, relativamente all’anno 2008. L’attenzione si è focalizzata sul servizio idrico integrato per uso domestico (acquedotto, canone di fognatura, canone di depurazione, e quota fissa o ex nolo contatori). I dati sono riferiti ad una famiglia tipo di tre persone con un consumo annuo di 192 metri cubi di acqua (in linea con quanto calcolato dal Comitato di Vigilanza sull’Uso delle Risorse Idriche), e sono comprensivi di Iva al 10%. On line su www.cittadinanzattiva.it il dossier completo comprensivo anche di dati su investimenti, Carte della qualità del servizio e relativi assetti gestionali.
Qualità & deroghe: acqua in bocca. In tema di qualità delle acque destinate al consumo domestico, poco si parla del ricorso alle deroghe, previsto dal D.Lgs. 31/01: negli ultimi 7 anni, ne hanno usufruito ben 13 regioni. In Emilia Romagna le deroghe concesse nel 2004 e nel 2006 sono state richieste per la presenza di cloriti.
Il commento di Franco Malagrino’ di Cittadinanazattiva dell’Emilia Romagna.
“Il settore idrico può essere preso a paradigma delle tante facce dell’Italia: al Nord si investe di più, le tariffe sono mediamente più basse, così come la dispersione, ma tre regioni sono in deroga per parametri microbiologici e chimici eccessivamente alti come l’arsenico. Al Sud invece non si investe, la rete è un colabrodo, e anche se i parametri di potabilità sono migliori che al Nord, le continue interruzioni del servizio in molti casi non favoriscono il consumo dell’acqua di rubinetto. Il Centro, dal canto suo, si contraddistingue per le tariffe medie più elevate.
In generale, a fronte di una crescita costante delle tariffe, la qualità del servizio è carente: si continua a far pagare il canone di depurazione anche in assenza del servizio; la dispersione idrica è ormai pari ad un terzo del volume di acqua immessa nelle tubature; il regime delle deroghe da transitorio rischia di diventare perpetuo. Alla luce di tutto ciò, crediamo non più rinviabile allargare le competenze dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas anche al servizio idrico, rafforzandola con reali poteri d’intervento, mentre nel frattempo proponiamo che gli stessi consigli comunali diano vita a specifici osservatori sulla erogazione del servizio idrico, mentre guardiamo con preoccupazione alla privatizzazione in un settore nel quale i livelli di tutela dei cittadini sono pressoché nulli”.
Per cittadinanzattiva :
- L’acqua è un bene pubblico e non una merce;
- L’accesso al servizio (universale) deve essere garantito a tutti;
- L’acqua è un bene prezioso e limitato che non va sprecato (o perso);
- E’ necessaria un’autorità nazionale di regolazione che sia indipendente e dotata di effettivi poteri di regolazione, controllo e sanzione;
- E’ necessario il coinvolgimento delle Associazioni dei consumatori e dei cittadini nella determinazione e controllo degli standard di funzionamento del servizio, in ottemperanza a quanto previsto dal comma 461 dell’art. 2 della legge 244/2007 (Legge Finanziaria 2008).