La settimana scorsa ho vissuto due momenti importanti per contribuire, anche se in minima parte, al cambiamento del mondo in cui viviamo.
Lo scorso lunedì ho partecipato al gruppo di lavoro, istituito dall’Istituto Superiore di Sanità, per elaborare le linee guida per la cura dello scompenso cardiaco e mercoledì al gruppo di lavoro del Ministero della Salute per la riprogettazione del Fascicolo Sanitario Elettronico.
Ho cercato, in entrambi i casi, di portare la voce dei cittadini che intercetto nelle varie attività messe in campo da Cittadinanzattiva nazionale e da Cittadinanzattiva Emilia Romagna. Sono voci che raccontano le difficoltà oggettive, ma anche soggettive visto che nessuna persona è uguale ad un’altra, legate a regole e meccanismi, spesso lontani dalla realtà, che regolano l’accesso alle cure e l’organizzazione dei percorsi di cura stessi.
Nel gruppo per la costruzione delle linee guida sono stata nominata da Cittadinanzattiva per un’indagine civica realizzata sulle tematiche cardiache e per l’attività di prevenzione cardiovascolare organizzata su tutto il territorio regionale, insieme alla regione Emilia-Romagna, a settembre e ottobre scorsi.
Nel gruppo per la riprogettazione del Fascicolo Sanitario Elettronico, ho scelto di esserci, di mettere le mani in pasta, di portare la mia esperienza. E’ uno strumento troppo importante per agevolare la vita delle persone e non ci si può tirare indietro quando c’è la possibilità di dare un contributo fattivo che deriva dall’esperienza sul campo e da quella personale. Molti miei colleghi hanno declinato l’invito, non ritenendo questa attività adeguata al loro ruolo o al loro compito nell’organizzazione in cui militiamo. Le scelte di ognuno sono rispettabilissime, ma quando si ha la possibilità di incidere fattivamente sulla realtà non ci si può tirare indietro, e tantomeno lamentarsi dell’immobilismo del nostro mondo contemporaneo. Siamo attivisti civici e pertanto dobbiamo “attivarci”.

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