L’automazione e la robotizzazione colpiscono sempre più settori economici, generando dibattiti accesi e molti dubbi sulle ripercussioni in termini di posti di lavoro. Ci sono però dei casi in cui robotizzazione è sinonimo di eccellenza e uno di questi riguarda proprio la regione Emilia Romagna. All’ospedale Morgagni Pierantoni di Forlì, infatti, si trova uno dei centri più all’avanguardia nel campo della chirurgia robotica. Il centro forlivese è stato protagonista di un servizio di SuperQuark lo scorso 4 luglio, riportando i riflettori su una tecnica chirurgica forse poco conosciuta ma ormai largamente impiegata. E che sarà sicuramente protagonista del futuro.

L’Italia è uno dei paesi dove la robotizzazione chirurgica è più diffusa, insieme a Stati Uniti, Francia, Germani e Spagna. Il robot DaVinci (questa la sua denominazione) è utilizzato negli ospedali italiani da Nord a Sud. Il centesimo robot è stato installato proprio a giugno del 2018, all’ospedale di Catania.

Come funziona?

A Forlì, DaVinci è in uso dal 2007. L’automazione del processo non è integrale: in breve, il robot funge da “assistente di precisione”, ma è comunque il chirurgo che, da dietro una console manovra la macchina. Il robot permette di ridurre sensibilmente il ricorso al bisturi, rendendo l’operazione chirurgia molto meno invasiva.

Da piccoli fori vengono introdotte le sonde e gli strumenti operatori, dotati di telecamera. Il risultato dell’operazione è visualizzato su uno schermo. La flessibilità dell’assistente-robot lo rende utilizzabile in qualsiasi tipo di operazione, dalla cardiochirurgia fino all’urologia (la branca medica in cui DaVinci è più spesso impiegato).

A Forlì giungono allievi da tutto il mondo per imparare a utilizzare la macchina.

Quali sono i rischi di un’operazione eseguita con un assistente robotico?

Sostanzialmente, pari a quelli di un intervento tradizionale. Anzi, la minore invasività del robot potrebbe addirittura ridurre i rischi per i pazienti, riducendo il trauma anche in caso di interventi complessi e contenendo le complicazioni post-operatorie. Tuttavia, secondo quanto riportato da La Stampa, i giovani chirurghi che imparano a operare con DaVinci potrebbero non essere in grado, in caso di complicanze, di “trasferire” il paziente sotto i ferri tradizionali. Questa fase di transizione potrebbe essere delicata, richiedendo per gli specializzandi una formazione su un doppio binario. In futuro, i robot ospedalieri potrebbe essere programmati direttamente per eseguire interventi in tutta sicurezza, grazie all’AI; tuttavia la capacità di un medico di intervenire in caso di emergenza resterà senza dubbio una garanzia per la salute dei pazienti.

Link di approfondimento:

ER-Salute, “Bert O’Malley, pioniere della chirurgia robotica, all’ospedale di Forlì” (all’interno breve presentazione dell’attività robotica nel reparto di Otorinolaringoiatria a Forlì) 

In apertura: foto tratta da Pixabay.com, @geralt


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