a cura di Pasquale Falasca, Epidemiologo e consulente del Ministero della Salute
Dal concetto di Ubuntu a quello di Comunità di pratica
C’era un antropologo che aveva studiato le abitudini e la cultura di una remota tribù africana e il giorno prima di tornare a casa, aveva messo insieme un cesto regalo pieno di deliziosi frutti della regione e lo aveva avvolto con un nastro.
Mise il cesto sotto un albero e poi raccolse i bambini nel villaggio.
L’uomo tracciò una linea per terra, guardò i bambini e disse: “Quando vi dico di iniziare, correte verso l’albero e chi arriva per primo vincerà il cesto di frutta“.
Quando diede il via, tutti si presero per mano e corsero insieme all’albero. Quindi si sedettero insieme attorno al cestino e si godettero la frutta in gruppo.
L’antropologo era scioccato. Ha chiesto perché siete andati tutti insieme, quando uno di voi avrebbe potuto vincere tutta la frutta per sé?
Una ragazza lo guardò e disse:
“Come può uno di noi essere felice se tutti gli altri sono tristi?”
Qual è lo spirito antropologico di Ubuntu?
Ubuntu riguarda essenzialmente lo stare insieme e l’evidenza che le nostre azioni hanno un impatto sugli altri e sulla società.
Una filosofia di vita che si tramanda da secoli nell’Africa sud-sahariana e si fonda sul principio del rispetto reciproco tra gli uomini.
La frase motto che sintetizza questa filosofia è “umuntu ngumuntu ngabantu“, ovvero “io sono ciò che sono in virtù di ciò che tutti siamo”.
L’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha tenuto un discorso nel 2018 a Johannesburg, “Mandela capiva i legami che legano lo spirito umano” ha detto Obama “C’è una parola in Sud Africa – Ubuntu – che descrive il suo dono più grande: il riconoscimento che siamo tutti legati insieme in modi che possono essere invisibili agli occhi; che c’è un’unità nell’umanità, che raggiungiamo condividendo noi stessi con gli altri e prendendoci cura di coloro che ci circondano”.
Nelson Mandela una volta disse: “Un viaggiatore attraverso un paese si fermava in un villaggio e non doveva chiedere cibo o acqua. Una volta che si ferma, la gente gli dà da mangiare, lo intrattiene. Questo è un aspetto fondante di Ubuntu“.
L’arcivescovo Desmond Tutu, che ha guidato la Commissione per la verità e la riconciliazione nel 1996, ha fornito il significato di Ubuntu con una connotazione sociale: “Pensiamo a noi stessi troppo spesso come individui, separati l’uno dall’altro, mentre noi siamo connessi e ciò che facciamo influisce sul mondo intero“.
Ubuntu ci ricorda che nessuno è un’isola: ogni singola cosa che fai, buona o cattiva, ha un effetto sulla tua famiglia, sui tuoi amici e sulla tua comunità.
Tra le definizioni del termine Comunità dell’Enciclopedia Treccani, figura quella europea di un “gruppo di persone che professano la medesima fede, che fanno parte della medesima confessione religiosa, che vivono insieme sotto una regola comune (ad es. le c. francescane o benedettine)”.
In età moderna[1] la comunità viene definita come “un insieme di individui che condividono uno stesso ambiente – sia esso fisico e/o tecnologico – formando un gruppo riconoscibile, unito da vincoli organizzativi, linguistici, religiosi, economici e da interessi comuni”.
La parola Comunità nella legislazione
La parola Comunità viene citata in modo crescente nella legislazione sanitaria italiana:
- 18 volte nella Legge 23 dicembre 1978, n. 833 “Istituzione del servizio sanitario nazionale”
- 7 volte nel Decreto legislativo 30 dicembre 1992 , n. 502 “Riordino della disciplina in materia sanitaria”
- 39 volte nel Piano Nazionale Cronicità (del 2016)
- 62 volte nel PNRR (2020)
- 80 volte nell’allegato tecnico del PNRR (2021)
- 137 volte nel Modelli e standard per lo sviluppo dell’Assistenza Territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale (DM77) (2022)
La Comunità di pratica come forma di intelligenza collettiva
I tecnici della Xerox – una delle più grandi aziende produttrici di stampanti e fotocopiatrici – quando dovevano risolvere problemi non contemplati dai manuali, fecero affidamento sullo scambio di conoscenze tra pari e sulla rete di relazioni interna all’azienda, generando così una conoscenza condivisa e in costante aggiornamento.
La community Linux – uno dei principali sistemi operativi, competitor di Windows e MacOSX – ha creato e aggiorna il software agendo secondo un ciclo di miglioramento che si muove su 4 passaggi: usare; analizzare; modificare; condividere.
Il software di pubblico dominio Epi Info™ è un insieme di strumenti software[2] progettati per la comunità globale di Salute Pubblica, creata dal Centers for Disease Control and Prevention (U.S.A.). Epi Info esiste da oltre 30 anni ed è disponibile per Microsoft Windows, Android e iOS, insieme a una versione web e cloud, con il contributo di una comunità di pratica internazionale di programmatori ed epidemiologi.
Le Case dei Bambini, create da Maria Montessori fin dal 1906 in Italia e diffuse ancora oggi nel mondo, sono un altro esempio di comunità di pratica educativa che pone il bambino al centro dell’attività educativa, lasciando loro la libertà di trovare da soli le regole di convivenza nella comunità.
I concetti di Maria Montessori sono stati adattati negli Stati Uniti dal Prof. Cameron Camp alle comunità residenziali per disturbi cognitivi e demenza, arricchiti dalle conoscenze fornite dalle neuroscienze negli ultimi vent’anni. “Quando una persona con demenza è impegnata per tutto il giorno e svolge attività significative e con ruoli sociali all’interno di una comunità, iniziano a succedere cose molto interessanti. Si vede una riduzione nell’uso di psico-farmaci e una drammatica riduzione nell’uso di sonniferi. Ma si vede anche una riduzione della rotazione del personale, perché diventa un posto migliore in cui lavorare.”
Questi sono quattro esempi di Comunità di pratica, un approccio sociale di apprendimento, che permette di generare e accumulare sapere condiviso, utile alla crescita organizzativa e accessibile liberamente da ogni membro, ispirato alla filosofia Ubuntu.
[1] la Società tedesca di Sociologia, fondata tra gli altri da Max Weber, nel libro “Comunità e società” (1887) descriveva con i due termini la struttura tradizionale, familiare e “tribale” in evoluzione verso nuove forme sociali moderne ed industriali, basate sul contratto o sullo scambio.
[2] Epi Info fornisce gratuitamente un facile modulo di immissione personalizzata dei dati, per la costruzione autonoma di database e analisi dei dati con statistiche epidemiologiche, mappe e grafici.
Per approfondire:
Loretta Fabbri. Comunità di pratiche e apprendimento. 2007 Carocci Editore
Progetto PonGov Cronicità: promuovere le buone pratiche con strumenti ICT
il 1° luglio 2020 la Commissione Europea ha adottato la “European Skills Agenda“, in cui la formazione continua degli adulti svolge un ruolo importante nel raggiungimento degli obiettivi fissati.
Partecipazione Emilia Romagna: https://partecipazione.regione.emilia-romagna.it/communities-1/cos2019e-una-comunita-di-pratica
italia@montessori-for-life.org; www.montessori-for.life.org
Foto di Engin Akyurt da Pixabay