Coronavirus: l’intero sistema in crisi profonda
La pandemia che nei mesi scorsi si è abbattuta sul nostro Paese è stata terribile: decine di migliaia di morti (e forse molti di più), ospedali in disperata emergenza, personale sanitario stremato, forze dell’ordine impegnate ben oltre i compiti usuali, un intero sistema in profonda crisi.
La situazione richiedeva misure di protezione straordinarie che hanno sconvolto la vita di tutti noi: chiusi uffici, scuole, fabbriche e perfino chiese e cimiteri, bloccate tutte le attività economiche non essenziali per la nostra sopravvivenza e il domicilio diventato, dove possibile, il nuovo posto di lavoro.
La parola d’ordine era “restate a casa” e le nostre città si sono trasformate in luoghi surreali, densi di silenzio e solitudine.
La perdita del lavoro: il dramma femminile
Questo è lo scenario dove, comunque, si continuava a vivere, cercando di fronteggiare ogni difficoltà.
Oggi, superata la fase più critica, proviamo a contare i danni e, ancora una volta dobbiamo prendere atto che il prezzo più alto lo hanno pagato le donne.
In un recente messaggio del Segretario Generale delle Nazioni Unite, è stato ben evidenziato che gli effetti negativi della pandemia (sulla salute, l’economia, la sicurezza, la protezione sociale) hanno colpito tutti, ma le donne in misura amplificata.
Basta pensare che, con il blocco delle imprese e la crisi dei mercati, moltissimi posti di lavoro femminili sono scomparsi e che interi settori economici fra i più colpiti (come quello turistico, quello dei servizi alla persona e della ristorazione) vedevano una forte prevalenza di lavoratrici, senza contare che, nel mondo, il lavoro informale (praticamente azzerato) era svolto per il 60% dalle donne.
Coronavirus: quanto tempo dedicato alla cura e all’assistenza?
Contemporaneamente alla perdita di lavoro retribuito, è peraltro aumentato fortemente quello senza retribuzione, prestato per far fronte alle molteplici esigenze familiari, aggravate dalle circostanze: la chiusura delle scuole comportava maggior tempo da dedicare ai figli, per l’assistenza agli anziani non si poteva contare su alcun aiuto esterno, la cura della casa (abitata a tempo pieno) richiedeva maggior impegno e l’intera gestione familiare era resa più difficile dalle misure restrittive adottate per limitare il contagio (pochissimi i negozi aperti, lunghe file per entrare, difficoltà a reperire alcuni prodotti alimentari e sanitari, ecc. ).
La situazione era ancora più pesante per le donne che svolgevano il lavoro da casa, perché questo si aggiungeva a tutto quello di cura e di assistenza, che, tradizionalmente, restava comunque essenzialmente a carico delle donne.
Il disagio psicologico e l’aggravarsi della violenza
Per non parlare del disagio psicologico (oltre che fisico) che ha colpito le donne di età oltre i 65 anni che vivevano da sole (circa 3 milioni, contro 1 milione di uomini), a causa della solitudine e dell’isolamento conseguenti alla forzata interruzione di ogni relazione.
E c’è di peggio, perché molte donne sono state costrette ad una convivenza forzata con uomini violenti, ancora più aggressivi a causa della clausura casalinga, che esacerbava conflitti e tensioni e che dava agli uomini più potere di controllo.
A questo proposito i dati forniti dall’ISTAT sono molto preoccupanti: nel periodo fra il primo marzo e il sedici aprile 2020, le chiamate al numero telefonico istituzionale contro la violenza sono aumentate del 73% rispetto al 2019 e le donne che hanno chiesto aiuto sono aumentate del 59%, mentre è calato il numero delle denunce.
E’ evidente che il maggior controllo subìto dalle donne maltrattate e l’inevitabile paura rendeva più difficile denunciare e praticamente impossibile rifugiarsi in luoghi protetti.
Ma tutto era difficile anche per quelle che erano già uscite di casa, che si sono trovate del tutto isolate e prive di terapie e attività di supporto.
L’esasperazione delle criticità preesistenti
A fronte di tutto ciò, si deve poi registrare che le donne non hanno mai smesso, in nessuna occasione e in qualsiasi situazione di profondere competenze e disponibilità, con l’impegno di sempre. Ancora una volta i numeri ci sono di aiuto: secondo una direttrice centrale dell’ISTAT, i due terzi del personale del Servizio Sanitario Nazionale (particolarmente esposto al rischio di contagio da virus) sono donne e, secondo l’INAIL, i settori a rischio di contagio medio-alto vedono una presenza femminile del 28%, contro il 12% degli uomini.
In sintesi, possiamo dire che il virus ha portato ad una esasperazione delle criticità preesistenti e ad uno squilibrio dei ruoli familiari così marcati da costituire un serio pericolo di retrocessione rispetto ai limitati progressi così faticosamente compiuti in tema di diritti delle donne e di uguaglianza di genere.
Pari opportunità e diritti delle donne: quali priorità?
Occorrono interventi sostanziali e urgenti per scongiurare questo pericolo e lo stesso Segretario Generale delle Nazioni Unite fa appello ai Governi perché adottino misure concrete in tal senso, partendo dal principio che parità di genere e diritti delle donne sono fondamentali per superare la pandemia e fissando alcuni punti essenziali:
– favorire la leadership femminile, con pari rappresentanza e pari potere decisionale;
– stimolare l’economia, con trasferimenti di denaro, crediti e prestiti destinati alle donne;
– riconoscere valore al lavoro di assistenza e cura, valutandolo come contributo vitale per l’economia;
– incrementare i servizi sociali per le donne e adottare iniziative contro la violenza.
Come trasformare una tragedia in una opportunità?
E’ sicuramente un messaggio forte e chiaro, che dovrebbe rappresentare un decisivo impulso ad orientare le iniziative (e non solo quelle istituzionali) che si dovranno adottare per affrontare il difficile futuro che ci attende, ben sapendo che le donne hanno competenze e forza che non ci possiamo permettere di sottovalutare.
Soltanto così potremo, forse, trasformare una tragedia in una opportunità per migliorare tutti noi.
Maria Antonietta Sassani
In apertura: foto di Engyn_Akyurt, tratta da Pixabay.com