di Francesca Capoccia

Nella penultima newsletter, quella del 26 giugno, c’eravamo soffermati sull’importanza dell’Alternanza scuola-lavoro, progetto che prevede l’inserimento delle studentesse e degli studenti in azienda, tramite stage e tirocini non retribuiti, in modo da permettere allo studente di mettere in pratica gli insegnamenti teorici appresi sui banchi di scuola. In conclusione, avevo riportato una mia breve esperienza personale.
E oggi, con questa newsletter, è proprio da un altro mio evento personale che voglio partire per illustrare l’importanza di viaggiare e fare esperienze, soprattutto da giovani, perché credo che il contatto diretto con la realtà sia uno dei metodi di conoscenza e maturità più significativo possibile. 


Nell’estate tra il quarto e il quinto anno di scuola superiore, ho avuto l’opportunità e la fortuna di partecipare a un bando europeo chiamato Erasmus+. Come si può leggere dal sito, Erasmus+ è il programma dell’Unione europea nei settori dell’istruzione, della formazione, della gioventù e dello sport per il periodo 2014-2020. Questi possono contribuire in modo determinante ad affrontare i cambiamenti socioeconomici e le sfide chiave con cui l’Europa si confronterà fino alla fine del decennio e a sostenere l’attuazione dell’agenda politica europea per la crescita, l’occupazione, l’equità e l’inclusione sociale.
In sostanza, viene data la possibilità alle studentesse e agli studenti del quarto e quinto anno di scuola superiore degli istituti che si sono candidati e hanno partecipato al progetto, di soggiornare per una durata di cinque settimane in una città europea. Qui, per la prima settimana si frequenta un corso in lingua (che varia in base al paese ospitante), e per le altre quattro settimane si svolge un tirocinio presso una struttura che rispecchi in qualche modo il percorso di studio dello studente.
Tra l’altro, essendo un bando finanziato dell’Unione Europea, i costi di partecipazione sono veramente bassi, quasi nulli (tranne una piccola quota di partecipazione che serviva a coprire le spese di viaggio), in modo tale da offrire l’opportunità di partecipare anche a coloro che vivono in condizione economiche più svantaggiate.

Io, studiando a quei tempi tre diverse lingue straniere (inglese, tedesco, francese), decisi di candidarmi per l’Austria, con l’obiettivo di migliorare il mio tedesco e poter visitare Vienna, città importante sia dal punto di visto storico-culturale, per esempio grazie ai suoi numerosi musei e al suo centro storico dichiarato patrimonio UNESCO, che ambientale, per via delle vaste aree verdi che la circondano.
Nel mese di Luglio 2016, quindi, partii per la capitale austriaca insieme ad altri 6 ragazzi e un professore accompagnatore (restato con noi solo per qualche giorno, giusto il tempo di assicurarsi che tutto si svolgesse per il meglio); a parte una ragazza che frequentava la mia stessa scuola, non conoscevo nessun altro del mio gruppo, ma proprio questo fatto è stato determinante per arricchire ancora di più l’esperienza.
Durante le cinque settimane pernottavamo presso delle famiglie ospitanti; anche questo è stato un modo per migliorare non solo la lingua (dato che si parlava esclusivamente in tedesco), ma per conoscere appieno la quotidianità delle famiglie austriache e vivere come dei veri e propri nativi, per quanto possibile. Nelle mattinate della prima settimana, come dicevo prima, si frequentava un corso in lingua per migliorare soprattutto la parte conversazionale, così da prepararci al lavoro che ci avrebbe aspettato nelle successive settimane.
Per quanto riguarda il tirocinio, io devo ammettere di essere stata molto fortunata perché l’ho potuto svolgere presso un piccolo ufficio di comunicazione dove sono stata seguita tutto il tempo e sono stata trattata come una vera e propria collaboratrice, a tutti gli effetti. Mi è stato decisamente utile per aumentare e capire meglio il senso del dovere e del lavoro.

Alla fine le cinque settimane sono proprio volate, e nessuno di noi ragazzi voleva tornare via; oramai c’eravamo abituati a quella quotidianità, a quel modo di vivere come dei veri e propri cittadini viennesi, senza però trascurare la voglia di visitare, di conoscere, di imparare e di esplorare che avvolge il viaggiatore.
Le diverse esperienze fatte in quel periodo sono innumerevoli e indimenticabili. Molto significativa è stata la possibilità di confrontarsi con cittadini della nostra stessa cultura, quella europea, e potersi ispirare da loro per raccogliere tutte le migliori qualità che hanno da offrire, farle nostre con l’obiettivo di portare le peculiarità apprese anche in Italia.

L’Europa ha bisogno di società più inclusive e coesee l’istruzione e la formazione sono canali fondamentali per promuovere valori europei comuni, incentivare l’integrazione sociale, favorire la comprensione interculturale e il senso di appartenenza a una comunità e prevenire la radicalizzazione violenta, che si manifesta nell’odio verso il prossimo, verso l’altro, considerato diverso e quindi inferiore, e prevede l’uso della violenza come mezzo politico-religioso. Erasmus+ rappresenta uno strumento efficace per promuovere l’inclusione, dando questa opportunità anche a persone provenienti da ambienti svantaggiati.
Un’altra sfida che si propone il progetto Erasmus+  e che a mio avviso è stata soddisfatta, è quella collegata allo sviluppo del capitale sociale fra i giovani, all’emancipazione dei giovani e alla loro capacità di partecipare attivamente alla società. Attraverso questa esperienza, fatta in età adolescenziale, si raggiunge un forte senso di maturità, arrivando fino, per quanto possibile, all’indipendenza. Viaggiare, conoscere nuove persone, imbattersi in nuove situazioni e soprattutto problemi in un’età del genere permette ai giovani di avere già la maggior parte delle competenze necessarie per risolvere le difficoltà che si possono incontrare, e farlo in un paese straniero, per quanto simile al nostro, dove si è soli, rafforza fortemente la personalità e la maturità di ognuno.
Il programma Erasmus+ è figlio del programmo Erasmus (acronimo di EuRopean Community Action Scheme for the Mobility of University Students), un programma di mobilità studentesca dell’Unione europea creato nel 1987 per dare la possibilità a uno studente universitario europeo di effettuare in una università straniera un periodo di studio legalmente riconosciuto dalla propria università, con lo scopo finale di comprendere le differenti culture e farne tesoro. Per molti studenti universitari europei il programma Erasmus offre l’occasione per vivere all’estero in maniera indipendente per la prima volta. Il programma, infatti, non incoraggia solamente l’apprendimento e la comprensione della cultura ospitante ma (tende a promuovere) anche un senso di comunità tra gli studenti appartenenti a paesi diversi. L’esperienza dell’Erasmus non rappresenta solamente un percorso universitario, ma anche un’occasione per imparare a convivere con culture diverse, oltre che un momento in cui lo studente inizia ad assumere delle responsabilità.
Alla fine di tutto, conoscere, sperimentare e unire diverse culture porta solo benefici a tutti quanti.


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