di Federico Licastro
Quando a febbraio 2020 l’Italia comincia a soffrire per l’inizio dell’epidemia provocata dal Covid 19, il resto dell’Unione Europea sembra come colpita da letargia. Le notizie circolano attraverso tutti i media, i nostri concittadini europei apprendono e seguono il montare dell’epidemia in Lombardia e i suoi nefasti effetti giorno dopo giorno.
Cosa fanno i vari stati membri dell’Unione? Per circa dieci giorni nulla o quasi. Alcuni, Austria e Slovenia chiudono o minacciano di chiudere le frontiere con l’Italia. Provvedimenti che al Covid 19 non interessano. Il virus è già presente in tutti i paesi dell’Unione avendo circolato liberamente con in cittadini europei che per svariate ragioni hanno viaggiato in gennaio e in febbraio attraverso l’Europa.
I governi europei fingono di ignorare la realtà o non la vogliono vedere e non prendono alcun provvedimento per salvaguardare la salute delle rispettive cittadinanze.
Si perdono cosi altri giorni preziosi per avviare un coordinamento nella lotta al Covid 19 e si aspetta quello che inevitabilmente accadrà in tutti i paesi dell’Europa. La replica della situazione epidemica in atto in Italia.
A cosa è dovuta l’inerzia nella risposta di paesi ritenuti più efficienti del nostro paese?
Perché la Germania, la Francia, l’Olanda, l’Inghilterra e il Belgio, solo per citarne alcuni, per oltre una settimana non fanno nulla?
Sembrava quasi che nell’immaginazione di quei governanti il Covid 19 dovesse aggredire solo la sventurata Italia e risparmiare non si sa per quali oscuri motivi il resto dell’Europa.
L’illusione è durata una decina di giorni poi il Covid 19 ha manifestato la sua virulenza in tutti i paesi, la Spagna, la Germania e la Francia sono state investite dalla potenza del contagio e i numeri di contagiati, malati e deceduti sono aumentati vertiginosamente.
Con riluttanza tutti gli altri paesi dell’Unione si sono dovuti risvegliare da una colpevole sonnolenza e affrontare l’emergenza.
Dopo aver guardato con supponenza noi italiani per la tragedia che ci aveva colpito se la sono ritrovata in casa propria.
Abbiamo rivisto il film dei provvedimenti restrittivi ed emergenziali presi dal governo italiano e dalle regioni settentrionali italiane ripetersi e riprodursi negli altri paesi dell’Unione. Stessi dubbi, lentezze e incertezze si ripresentano nei diversi contesti nazionali.
Il Covid 19 si estende con gravità variabile su tutta l’Unione Europea. Ha già attraversato i confini continentali e intercontinentali non solo dalla Cina all’Europa, ma anche le Americhe sono ora interessate.
Anche negli Stati Uniti, una volta guida e riferimento del così detto mondo libero, la leadership si mostra prima reticente ad ammette la gravità della situazione, minimizzando e rimanendo in colpevole inerzia. Poi deve ricorrere ai ripari con provvedimenti simil italiani, quando è evidente che il Covid 19 non si accontenta di una epidemia, ma ha innescato una pandemia.
Quasi tutti i paesi del pianeta sono ora colpiti dell’infezione. Ciò che varia è solo il numero dei contagiati, la sua progressione e la proporzione dei decessi sul numero dei positivi al virus.
Come possiamo spiegarci l’inerzia nella risposta di tutti i governi dei paesi dell’Occidente?
Non è facile comprendere cosa è successo nelle teste dei decisori che in maggioranza non hanno deciso, se non in extremis, esponendo così colpevolmente le proprie popolazioni agli effetti più gravi dell’infezione.
Una prima considerazione che sorge quasi spontanea riguarda l’inadeguatezza culturale e professionale delle diverse classi dirigenti che si sono dimostrate del tutto impreparate nell’affrontare questo tipo di emergenza.
Sicuramente tutti i governanti dispongono di consiglieri scientifici molto preparati che avranno senza dubbio messo in guardia rispetto ai pericoli che si avvicinavano. Tuttavia, quasi tutti i governi hanno tardato fino all’ultimo a prendere provvedimenti per limitare lo straripare dell’infezione.
Quindi, a causa del virus o grazie ad esso, è emersa dall’ombra una fotografia impietosa delle classi dirigenti e dell’incapacità di queste di prevedere, e delle grandi difficoltà mostrate nel governare e limitare il propagarsi del contagio e i danni indotti dal Covid 19 sulla salute pubblica.
Il virus ha messo in evidenza aspetti relativi ai nostri governanti che solo sospettavamo.
La grave impreparazione e la scarsa capacità dei decisori di decidere in tempi rapidi e con misure appropriate.
Sorge il sospetto atroce che i decisori avessero da tempo perso la capacità di prendere decisioni responsabili anche in tempi di non emergenza. Come andava avanti il mondo prima del Covid 19?
In altre parole, si comprende che esistono decisori occulti che suggeriscono costantemente ai decisori palesi cosa fare o non fare. Spesso i responsabili politici galleggiano su opzioni e decisioni prese altrove e al massimo mediano fra gli interessi contrapposti dei veri interlocutori economici, sociali e politici. Mancano strategie di lungo respiro si vive alla giornata.
Questa situazione è particolarmente evidente in Italia dove l’instabilità politica ha raggiunto livelli preoccupanti e l’attuale governo è sorretto da una maggioranza che manca di una visione condivisa di società e non ha un disegno strategico per aiutare il paese ad uscire dalla stagnazione economica e sociale in cui versa dall’ultima crisi finanziaria del 2008.
In queste condizioni i decisori occulti hanno un compito più facile di condizionamento sulle scelte politiche e non vanno confusi non sono gli esperti, i tecnici o gli scienziati che ora interpelliamo e da cui aspettiamo risposte per e contro il Covid 19. Gli scienziati si espongono, assumendosi la responsabilità dei suggerimenti e delle soluzioni che propongono e dei limiti intrinseci ad ogni soluzione proposta e sono in piena vista dei cittadini.
I decisori occulti sono soprattutto entità finanziarie ed economiche, lobbies, che rappresentano interessi corposi del mondo economico, industriale, agricolo, finanziario così come si è costituito negli ultimi decenni e che ha costruito la globalizzazione con i suoi pregi e limiti.
Questi decisori occulti però sono del tutto inadeguati a suggerire alla politica decisioni corrette nell’emergenza causata dal Covid 19.
Possiamo anzi sospettare che abbiano un’influenza negativa poiché hanno sempre anteposto e continuano ad anteporre anche durante questa terribile emergenza gli interessi economici a tutti gli altri interessi collettivi. Se però la priorità è la salute pubblica, come lo è in caso di pandemia, la situazione cambia drammaticamente e i decisori occulti si dimostrano in tutta la loro inadeguatezza.
Infatti, se la salute pubblica, in tutte le sue declinazioni causate dalla pandemia da Covid 19, non viene riconosciuta e vissuta come priorità preminente, le scelte zoppicano e l’emergenza diventa più grave.
Questo e ciò che è avvenuto in Italia e sta avvenendo in tutti i paesi europei e negli Stati Uniti.
I ritardi, le incertezze e gran parte degli errori nella gestione dell’emergenza sono causati dal disconoscimento della salute pubblica come priorità preminente in tempi di pandemia.
Non bastano gli organismi internazionale come la OMS, poiché non possono prendere decisioni condizionanti o obbligatorie per i governi dei diversi paesi.
Scontiamo ancora oggi i limiti di gestione della salute in Europa indotti dal permanere dei vecchi confini nazionali, mai del tutto superati, ma certamente inadeguati nel proteggere dalle minacce causate dalle pandemie.
La salute delle popolazioni e la salvaguardia dell’ambiente del pianeta sono due realtà sovra nazionali e la gestione di queste problematiche soffre dei limiti politici, sociali e culturali imposti dall’esistenza ancora vincolante dei confini nazionali e delle relative nazioni.
Questi vincoli già non esistono o sono limitatissimi per la circolazione finanziaria. Il denaro come i virus non conosce confini e le piazze finanziarie operano 24 ore al giorno e su tutto il pianeta perché queste modalità sono funzionali agli interessi dei decisori occulti.
Ma torniamo al Covid 19. Emblematica è stata la difficoltà dell’Europa come entità politica e sociale nel trovare un proprio ruolo da svolgere, prima nel sostegno all’Italia, poi nel contribuire alla gestione della situazione europea.
Stante le limitazioni politiche attuali l’Unione Europea si limita per ora a mettere in atto gli strumenti economici e finanziari in suo possesso, certamente necessari per limitare i danni all’economia reale dei nostri paesi.
Si fa stridente però la mancanza di strumenti europei per la gestione sanitaria e per la tutela della salute pubblica dei cittadini europei. Queste mancanze andranno corrette nell’auspicabile revisione istituzionale dell’assetto europeo che si fa sempre più urgente, come ci stanno mostrando anche le altre crisi che stanno investendo l’Unione Europea in questo inizio di secolo.
Infatti, le emergenze indotte dalle migrazioni di popolazioni in fuga da guerre, carestie e povertà, i cambiamenti del clima ed ora l’esplosione della pandemia da Covid19 ci fanno capire che il progetto dell’Unione Europea, così come si è esplicitato dalla sua nascita ai nostri giorni, non è più adeguato a rispondere alle maggiori emergenze del secolo corrente.
Se non adegueremo gli aspetti istituzionali attuali, avviando la transizione verso una nuova Federazione Europea a partire dagli stati che condividono l’euro, i limiti imposti dall’azione delle nazioni in una realtà globalizzata affonderanno il progetto europeo per inadeguatezza delle risposte alle crisi emergenti.
Tuttavia, non penso che un semplice riassetto istituzionale che coinvolga gli stati europei e l’Unione Europea nel suo insieme sia sufficiente a garantire uno sviluppo più equilibrato e rispettoso delle libertà, dei diritti e dei bisogni dei cittadini europei.
Un esempio ci viene dalla gestione della crisi Covid 19 attuata da un paese come gli Stati Uniti. Quel paese è già una federazione di stati ottenuta al prezzo di una guerra di secessione e gode di una maturata esperienza di relazione fra stato federale e stati nazionali.
La pandemia da Covid 19 ci ha mostrato che anche una grande potenza come gli Stati Uniti con una leadership inadeguata e con obbiettivi prioritari volti prevalentemente alla soddisfazione dei bisogni dei pochi decisori occulti che governano di fatto quel paese, non sia stata capace di affrontare per tempo o in modo efficace né diverso l’attacco del Covid19.
Emblematiche a questo riguardo sono le foto di cittadini americani che fanno la fila per acquistare armi. Immagine di un fallimento sociale e culturale e di una profonda sfiducia dei cittadini americani nella capacità delle autorità di gestire la crisi Covid 19. Indicatori di paure di un possibile crollo dell’ordine sociale in cui ognuno difende il suo privato.
Questo è solo l’ultimo dei fallimenti della super potenza America che, chiusa in un pensiero autistico-finanziario, non solo ha perso la capacità di indirizzare i paesi suoi alleati, ma si dimostra incapace di gestire in modo lungimirante le emergenze del tempo, quali i cambiamenti climatici, le migrazioni e l’attuale pandemia.
Ciò ci mostra che per l’Europa non basterà un sia pur necessario adeguamento politico-istituzionale, ma sarà anche indispensabile un cambiamento dei paradigmi culturali a fondamento delle scelte politiche del futuro prossimo.
In altre parole, le priorità vanno ribaltate: la salute e il benessere dei cittadini europei, la gestione adeguata dei fenomeni migratori, la lotta ai cambiamenti climatici e la conseguente riconversione economica saranno le priorità socio-economiche che dovranno ispirare le prossime classi dirigenti. Visti i limiti evidenti messi a nudo dal Covid 19, si può sperare che le attuali dirigenze europee avviino un rinnovamento politico-istituzionale e affidino il profondo cambiamento culturale necessario alla prossima subentrante generazione di dirigenti europei.
Con istituzioni rinnovate e obbiettivi chiari, l’Europa può conquistare un posto di primo piano sulla scena planetaria e farsi portatrice di valori alternativi al pensiero unico autistico-economico-finanziario oggi in gran parte dominante.
Vorrei concludere con un’immagine che ci riconduca a ripensare il nostro pianeta come un unico organismo vivente in cui siamo tutti interdipendenti e tutti insieme dobbiamo contribuire alla preservazione dell’ambiente in cui noi e le altre specie viviamo e cresciamo.
Il Covid19 ci attacca e ci uccide soffocandoci, ma noi non stiamo facendo lo stesso col nostro pianeta?
Possiamo cambiare e se non adesso, quando?
Foto da Pixabay, @gordon johnson